La macchinetta del caffe' del web italiano

Saturday, 29 September 07
Con una frequenza incalzante, che tende a superare l'evento al mese, in Italia i Barcamp sono sicuramente dal punto di vista quantitativo la sede principale degli incontri tra chi si occupa di informatica in generale e di web in particolare. Sembrerebbe una buona notizia, ma basta partecipare ad un paio di essi per capire che c'e' qualcosa che non va: se c'e' una materia rara nei Barcamp sono appunto gli informatici e le idee nuove.

La maggior parte dei partecipanti sono blogger e persone in qualche modo connesse con la parte marketing del web. Se c'e' una cosa di cui ti pregano gli organizzatori e' quella di tenere il tasso di tecnicita' degli interventi moderato. E' cosi' che i Barcamp assumono quella dimensione dualistica che te li fa vedere cosi' diversi in relazione al tuo punto di vista:
  • Se sei qualcuno interessato e digiuno di neo web che vorrebbe scoprire di piu' e' una esperienza interessante.
  • Se sei un addetto ai lavori il Barcamp e' una grande cassa armonica di cose trite e ritrite, semplificazioni estreme, e talk che hanno come oggetto le mode del momento che dal punto di vista oggettivo contano zero.
Prima di criticarmi, ricordatevi che l'ho detto. Ho detto che dal punto di vista divulgativo il Barcamp ha il suo motivo di esistere. Ce ne sono altri ma vorrei parlare della sostanza, il fatto che ci si puo' incontrare con gli altri blogger ha davvero poco a che fare con il concetto di "luogo in cui cultori dell'informatica si incontrano per parlare di essa nella specifica incarnazione di quel grande strumento di comunicazione che chiamiamo web".

Ma perche' e' cosi' importante che si incontrino proprio gli sviluppatori, i sistemisti, gli esperti di usabilita'?. Ormai e' diventato del tutto normale pensare di escludere mentalmente gli artigiani del web. Non esistono quasi, quello che esiste e' il loro prodotto e gli utenti dal punto di vista mediatico. Esistono le idee per un nuovo servizio, i finanziatori, i modelli di business e i business plan.

In realta' se c'e' una costante nel web 2.0 degli esordi, in particolare quello che ha prodotto i risultati migliori senza ricevere inizialmente alcuna spinta, tale costante e' che e' stato creato da uno o piu' programmatori che in maniera indipendente mettevano su qualcosa che amavano.

Se vogliamo far partire il web Italiano dobbiamo far incontrare tra loro gli artigiani del web e comunicare ai ragazzini che e' fico far parte di questo pezzetto dell'umanita' che ha deciso di capire come funzionano nel dettaglio il web e i computer e di plasmarli a proprio piacimento. Non e' fico soltanto avere un blog, spendere 45 ore al giorno su Twitter, fare l'upload di decine di foto al giorno su Flickr e via di seguito.

I pilastri del web sono questi due: sviluppatori e economia che incoraggi l'idea che si possa fare anche da soli, che almeno ci si possa provare, che c'e' una opportunita' per chi sa fare le cose. In Italia ci sono gli sviluppatori e inizia a diventare possibile trovare le giuste dinamiche economiche che permettano a chi sa fare il web di pensare che vale la pena di saltare su questo treno. L'utenza arrivera' e i Barcamp devono assolutamente mantenere il loro aspetto divulgativo che permette di accrescere l'utenza consapevole.

Workshop e circoli informatici

Come si recupera una tale situazione? Evidentemente bisogna dare un taglio completamente diverso ai Barcamp, o inventarsi una manifestazione alternativa con un profilo del tutto diverso. Chiamiamola Techcamp per ora, per semplificare e visto che ho gia' usato questo nome nel precedente post.

Quali sono gli ingredienti di un Techcamp?

I Techcamp dovrebbero essere dei workshop: posti in cui si arriva li col portatile e si testano delle cose nuove assieme, in cui si scrive una parte della propria nascente applicazione web catturando una idea del momento, e persino posti in cui si possono formare team che partecipano a mini-competizioni in cui si sviluppano prototipi di applicazioni web assolutamente innovative da qualche punto di vista.

I Techcamp dovrebbero servire anche come vetrina: un posto in cui mostrare l'ultima applicazione a cui si sta lavorando che e' attualmente in beta, per ottenere feedback utili, per mostrarla ai finanziatori che, altri grandi assenti dei Barcamp (e giustamente) magari frequenterebbero piu' volentieri posti in cui girano sui portatili di alcuni ragazzi i pezzi del web che usciranno sul mercato domani.

Per finire i Techcamp dovrebbero essere grandi circoli informatici in cui le idee circolano velocemente: il web come molte altre cose create dall'uomo va avanti per piccoli passi creati dai singoli, poi ogni tanto qualcuno mette assieme diversi pezzi e permette un salto. Se almeno su scala nazionale sarebbe possibile vedere spesso sviluppatori le nuove idee circolerebbero piu' velocemente, ogni sviluppatore capterebbe cose interessanti e ci andrebbe a giocare a casa per poi probabilmente parlare con qualcuno al prossimo Techcamp, e cosi' via. Se c'e' questo scambio tutto gira alla velocita' della luce.

Ricordo che tanti anni fa lavoravo in un posto a Milano: ho sentito dire le cose migliori davanti alla macchinetta del caffe'. E' allora che ho perso fiducia nel lavoro da remoto, non vorrei mai avere una azienda in cui i miei 4/5 sviluppatori non sono presenti assieme in ufficio. Il Techcamp dovrebbe essere la macchinetta del caffe' del web italiano.
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Comments

Gero writes:
29 Sep 07, 14:22:39
perchè non organizziamo un *Techcamp* nelle nostre zone ?
mi offro per l'organizzazione e la logistica :-)
antirez writes:
29 Sep 07, 14:27:09
@Gero: perche' non viene nessuno :) grazie comunque dell'offerta.
dat writes:
29 Sep 07, 14:30:11
@antirez
ma ti sei visto oggi sul tg di la7 a mezzogiorno? =)
antirez writes:
29 Sep 07, 15:05:49
@dat: si, visto che accento da terrone? :)
fabrizio writes:
29 Sep 07, 15:06:57
io parteciperei volentieri. non si potrebbe provare a vedere se si riesce a creare un gruppo di persone interessate a partecipare?
per ora non inizierei con competizioni o cose simili.
se ci sarebbero più di x persone si organizza in un luogo fisico.
se meno di x persone ci si organizza una sera con uno skyecast.
qualcosa di simile.
magari facendo una paginetta dove ogni utente/partecipante scrive 3 righe su di se.

vabeh
buon week end a tutti
zen writes:
29 Sep 07, 15:21:50
Anche io non ho mai partecipato ad un BarCamp (nonostante avessi pensato di farlo almeno una volta, ti diro`), ma per quello che ho visto ci sono tanti "techcamp", solo che nessuno li chiama in questo modo.

Succedono nei LUG, nei gruppi di smanettoni che si incontrano, ma effettivamente non ci sono poi cosi` tante idee nuove neanche li`...
...e spesso chi le ha cerca di portarle avanti da solo. (?)
TixXio writes:
29 Sep 07, 16:48:03
Io ci sarei... magari in un futuro non troppo prossimo
Mic writes:
29 Sep 07, 16:55:30
Convivido sostanzialmente,
credo comunque che la latitanza degli artigiani sia giustificabile per due motivi:

1) I blogger commentandosi a vicenda creano molte più relazioni sul web, e quindi usano i BarCamp anche come occasione di incontro con i loro amici online, noi invece la maggior parte del lavoro lo facciamo offline e solo il risultato, spesso impersonale, va online.

2) La maggior parte degli addetti ai lavori non sono artigiani ma operai, cioé dipendenti, e non hanno voglia di "lavorare" gratuitamente il sabato o la domenica (includo in questa categoria pure tutti i pseudo-consulenti che in realtà sono dipendenti flessibili).
Dei rimanenti la maggior parte lavora su commessa, o prendendosi subappalti di semilavorati da grandi aziende, oppure realizzando siti vetrina di piccole imprese, e lì spesso c'è poco da sperimentare, ideare, ti adegui alle modeste esigenze del cliente.

Insomma di imprese come la tua (e pure la mia) ce ne sono poche in Italia e di conseguenza lo sono gli artigiani.
Si possono comunque fare dei tentativi, sarebbe interessante, se non è troppo lontano io ci sono.
davidonzo writes:
30 Sep 07, 04:15:37
In Italia il problema è il riscontro economico.
I blogger fanno audience che può essere monetizzato in publishing ed advertising.

I tecnici freelance hanno poche possibilità di sfondare perchè si scontrano con una concorrenza estera in cui il mercato del lavoro è molto più aperto e vario e da la possibilità di fermarsi.

Quello che voglio dire è questo: negli USA puoi decidere di toglierti dal mercato del lavoro per sei mesi, sviluppare il tuo business (tentarci quanto meno) e tornare successivamente ad offrirti alle imprese, magari per reperire risorse per il prossimo progetto.

In Italia il mercato del lavoro non permette. Ottimi programmatori sono costretti a fare i sistemisti, ottimi sistemisti sono costretti configurare borchie ISDN... Pensa che non esiste nemmeno un CCNL adeguato.

Fin quando il mercato del lavoro non garantirà una vera mobilità, non penso sarà facile assistere ad uno sviluppo web made in italy che non dipenda dalle mode estere o da quello che offrono i grandi operatori istituzionali.

BTW, perchè non fai un intervento al TrinacriaCamp sull'argomento? Io sono di base molto d'accordo con quello che dici, ma sarebbe bello poter discutere faccia a faccia sul perchè imprese come merzia e simili in Italia sono (purtroppo) mosche bianche (bellissime mosche bianche ovviamente ;-) )
spider writes:
30 Sep 07, 05:15:29
perdindirindina, quel posto a Milano dove lavoravi tanti anni fa io lo conosco ;-)
mauro writes:
30 Sep 07, 14:13:18
Ciao Salvatore ;)
So che forse mi ripeto, ti chiedo scusa se magari qualche volta ti rompo via mail presentandoti qualche cosa che ho fatto.
Vengo al nocciolo, parli spesso di "idee nuove" ed è un motore di indubbio interesse. Inoltre hai detto una cosa chiave in queso post, ovvero il motivo per cui mi interesso di informatica: "plasmarli a proprio piacimento [nb: i computer]". Da quando ti ho trovato sul web continuo a seguire questo blog, perché scrivi veramente bene e ti credo realmente in gamba. Da qualche tempo sono molto interessato agli ultimi risvolti del web e vengo a darvi la mia idea riguardo a questa idea dei tech-camp. Avrete già sentito parlare dei LUG? Per i non addetti sono associazioni dedite a linux (Linux User Group); per molte zone ne esistono e (non so a che punto siano) hanno creato una sorta di rete. Il loro obiettivo (comune) è quello di promuovere il pinguino. Bene, allora perché non iniziare a pensare di costruire circoli locali in associazioni dedite all'idea di base dei Techcamp? Secondo me (@zen) potrebbero funzionare, ovverro associazioni dedite all'argomento.
Ciao a tutti, a presto!
Gero writes:
01 Oct 07, 18:57:48
@antirez
vogghiu vedere la registrazione de la7
:-)
Emanuele writes:
03 Oct 07, 05:44:27
'pur io!
Navigatore Anonimo writes:
03 Oct 07, 07:29:31
Anche io. Leggerti è un piacere sarei curioso pure di ascoltarti. complimenti per il blog sto imparando un sacco di cose. Thankz
antirez writes:
03 Oct 07, 07:49:51
Ecco la URL del servizio di LA7

http://blog.theblogtv.it/2007/09/29/theblogtv-su-l...

io spunto solo per qualche secondo.

@Anonimo: grazie.

@Mauro: grazie, sono stato anche attivista dei LUG, non ti rispondo perche' sto scrivendo proprio un post sull'argomento. La tua e' una osservazione azzeccatissima infatti e vale la pena di discutere su
dove stanno andando i LUG.

@spider: eh, mi sa di si :)

@davidonzo: secondo me e' un problema culturale, dopo tutto in Italia potrebbero investire sul mercato statunitense mica necessariamente in quello Italiano. Per quanto riguarda il "sostenersi mentre", forse non stiamo piu' bene come prima ma di ragazzi che hanno genitori e nonni che li camperebbero volentieri per il tempo di lanciare una startup ce ne sono a bizzeffe. Non mi convince, penso sia colpa nostra.

@Mic: questo discorso sugli "artigiani" dell'informatica mi convince moltissimo. Infatti se mai riuscissi a far diventare Merzia una realta' piu' grande la imposterei come una bottega artigiana, come le tante che vedo in questi giorni a Firenze.

@All: grazie dei commenti!
Mushin writes:
03 Oct 07, 09:06:06
Così tanta autocritica sui barcamp da parte di chi li frequenta, mi fa pensare che si stia raggiungendo un positivo livello di maturità. personalmente penso che un barcamp sia da intendere come un modo di organizzare l'evento, privo di connotazioni tecniche. Ben venga il termine techcamp per connotare quello che dici. Soltanto mi permetto di notare che tu appartieni ad una razza rara di informatici con capacità di innovare. In genere le idee che fruttano più soldi non vengono dagli informatici/appassionati. Per questo credo che anche per un techcamp occorrerebbe salvaguardare l'equilibrio fra tecnico-informatico e le altre componenti del web. Altrimenti si finisce come i LUG. Opinione personale, eh...
Mauro writes:
03 Oct 07, 13:44:55
Leggerò con piacere il tuo post Antirez, forse la prossima volta che posto è meglio che mi documenti meglio :p In ogni caso credo di aver reso chiara l'idea che avevo in testa, forse paragonarla (credo a questo punto erroneamente?) ai LUG è stata cosa sbagliata. Sinceramente non so, credo che i risultati di ambo i Techcamp e associazioni possano essere egualmente produttive e/o controproducenti. Personalmente mi sto impegnando dalle mie ristrette nozioni di web 2.0 (o internet che sia; è comunque "quello") ad espanderle. Seguirò con molto interesse le tue idee; diciamo che cercherò un punto di partenza, una sorta di faro per quanto riguarda questo web 2.0.
Ancora ciao e a presto.
davidonzo writes:
04 Oct 07, 18:07:29
@ antirez: basi lo sviluppo economico e l'iniziativa privata sulla nonna che campa il nipotino?
Se è questa la soluzione non vedo grandi sviluppi possibili :)

Prendi me, e come me tanti altri. Non c'ho una lira. Per laurearmi e potermi comprare un paio di scarpe decenti per il giorno della tesi ho dovuto lavorare in nero a 350 euro al mese (mi si chiedeva di fare piani di marketing, non caffè espressi...)

Oggi ho un lavoro che non mi fa arrivare a fine mese. L'affitto, la rata dell'auto, la spesa, la benzina, il pranzo sempre fuori(niente buono pasto anche se mi spetterebbe).
Per la mia famiglia non posso essere un peso, mia nonna vive di pensione.
Ho tante idee, ma il lavoro da 12 ore al giorno (8 contrattuali, 4 aggratis) non mi permette di far niente.

Di contro, prendiamo la Francia. Ne conosco tanti francesi. Una mia parente, che vive nel sud della Francia ha purtroppo divorziato, ma non ha intenzione di tornare, perchè lì ha assistenza, riesce a trovare facilmente un lavoro, lo stato la aiuta monetariamente ed offrendo servizi.

Altro esempio francese: una nostra guida, lavora e si fa pagare pure tanto in estate qui in Sicilia. In inverno si dichiara disoccupato in Francia e lo stato gli da il 95% del fatturato che ha prodotto in Italia facendo la guida, a titolo di sussidio di disoccupazione.

Se la stagione va male e fattura poco (un anno successe) non ha difficoltà a trovare un lavoretto qualunque, ingaggiato con contributi e tutto il resto, ed uno stipendio di oltre 2000 euro.

Fin quando il mercato del lavoro sarà in mano ai grossi gruppi, imho sarà difficile assistere ad uno sviluppo che nasca dal basso.
Poi, son punti di vista :)
Gero writes:
04 Oct 07, 21:23:06
@antirez
Complimenti per l'intervento video :-)
..primo nei cuori delle uebgerls :-D
antirez writes:
05 Oct 07, 11:02:42
@davidonzo: non voglio dire che tutto si debba fare così sostenuti dalla famiglia, ma credo fermamente che se il problema fosse solo di questo tipo forse avresti problemi tu nella tua situazione ma tanti altri non ne avrebbero, mentre invece... dove sono le startup italiane fatte dai tanti studenti mantenuti all'università e hanno un sacco di ore libere perchè vanno a rilento con gli studi?

E quelle dei tanti disoccupati del sud che sono lauerati in discipline tecnico/matematiche/informatiche e per mesi sono a spasso, o sono insegnanti precari con tutti i pomeriggi e l'estate liberi?

Non c'è niente di tutto questo e io credo che il problema più grande in Italia sia culturale e non di mantenimento mentre si crea qualcosa.

@Gero: dopo una vita passata a fare la persona informaticamente seria (magari per il resto non tanto seria...) visto cosa mi succede? che mi presentano
come un femminaro!
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